scopriamo partinico

invaso poma

La Pro loco Cesarò Partinico si occupa di promuovere le bellezze che caratterizzano la nostra città

L’invaso Poma, è un lago artificiale situato a circa 5 Km da Partinico (PA) e realizzato tra il 1963 ed il 1968. Ha una superficie di 163,6 ettari ed una capacità di circa 68 milioni di metri cubi di acqua. Il lago Poma è stato creato con la costruzione di uno sbarramento in pietre e terra sul fiume Jato. E’ attualmente uno dei più grandi invasi in Sicilia, esso consente l’irrigazione di circa 7mila ettari di terreno coltivato della piana di Partinico. Oggi, buona parte dell’acqua viene utilizzata per l’approvvigionamento idrico della città di Palermo e di alcuni Paesi della fascia costiera.

Fu il sociologo e scrittore Danilo Dolci, definito il “Gandhi di Sicilia”, a promuoverne e ottenerne la realizzazione negli anni Sessanta, quando in uno dei tanti incontri tenuti con gli agricoltori della zona fu fatto presente che l’irrigazione avrebbe permesso di creare colture pregiate e di ricavare prodotti più remunerativi. La situazione ambientale, soggetta a siccità estive, infatti, non permetteva alcuna cultura diversa da quelle classiche. In una di quelle occasioni un contadino esclamò: ci vorrebbe qualcosa come un bacile in grado di raccogliere l’acqua durante l’inverno per poterla utilizzare durante la stagione estiva. L’idea fece riflettere e Danilo cominciò a chiedere ai suoi amici se era possibile realizzare un bacino artificiale nell’entroterra dello Jato. Dopo poco tempo arrivò il progetto e la richiesta di finanziare l’opera.

Così, dopo una serie di proteste e di manifestazioni pacifiche che coinvolsero la popolazione locale, nel nome del diritto a più dignitose condizioni di vita e della partecipazione democratica, agli inizi degli anni Sessanta la diga sul fiume Jato venne finanziata.

Nel 1994 l’area è stata individuata come Oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica. Nell’oasi vige il divieto di caccia, anche se non sono rari gli episodi di bracconaggio. La flora, grazie anche al rimboschimento effettuato negli ultimi anni, è costituita da: eucalipto, frassino, palma nana, pero selvatico, olivo selvatico, pino d’Aleppo, pino domestico, giunco, canna e pioppo nero. L’avifauna ospita numerose specie come: il fischione, il germano reale, il codone, l’alzavola, l’oca selvatica, la folaga, l’airone cenerino, la garzetta, l’airone bianco e molti altri. Tra i rapaci troviamo il falco pellegrino, la poiana e il gheppio. Durante le migrazioni si possono osservare, la cicogna bianca, il falco pescatore, il mignattaio e l’airone guardabuoi. Nel periodo invernale, gli alberi sulle rive del lago sono spesso utilizzati come dormitorio dei cormorani, che ritornano il mattino successivo ai luoghi di provenienza.

La flora presente nell’area tra le sponde e la stradella perimetrale, come già detto, è costituita da piante messe a dimora dalla Forestale, come l’Eucalipto (Eucalyptus camaldulensis.), il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il Pino domestico (Pinus pinea) ed alcune specie di Cipressi (Cupressus sp.). Sul coronamento sono stati piantati degli arbusti come Acacia saligna (Acacia saligna) e Oleandri (Nerium oleander). Lungo il sentiero perimetrale, oltre alle essenze già citate, si possono anche incontrare: Frassino (Fraxinus sp.), Olivo selvatico, (Olea europaea L. var. sylvestris Brot.), Perastro o pero mandorlino (Pyrus spinosa), Biancospino (Crataegus monogyna), Sommacco siciliano (Rhus coriaria), Canna comune (Arundo donax), Rovo (Rubus ulmifolius), Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare) e sulle sponde, talora ricoperte di acqua, trovano il loro habitat arbusti isolati di Tamerice (Tamarix sp.). Non mancano le piante arbustive ed arboree tipiche della tradizione rurale locale: il Mandorlo (Prunus dulcis), il Sorbo (Sorbus domestica), il Melo cotogno (Cydonia vulgaris), il Gelso (Morus sp.), il Noce (Juglans regia), il Fico d’ india (Opuntia ficus-indica), il Fico (Ficus carica) e l’Azzeruolo (Crataegus azarolus). Accanto al paramento di valle, lungo il canale di scolo che convoglia le acque dello sbarramento, al cui interno l’acqua scorre lentamente su substrato fangoso, è presente una vegetazione di idrofite. In particolare si possono osservare: il Crescione (Nasturtium officinale), il Sedano d’acqua (Apium nodiflorum), la Veronica acquatica (Veronica anagallis-aquatica), la Piantaggine acquatica (Alisma plantago-aquatica), la Tifa a foglie strette (Typha angustifolia) e due specie di equiseto: l’Equiseto massimo (Equisetum telmateia)  e l’Equiseto ramosissimo (Equisetum ramosissimum).  Lungo i bordi del canale, si incontrano vari tipi di canneti formati da rizomatose acquatiche come la Cannuccia di palude (Phragmites australis ), la Canna comune (Arundo donax) e  la Cannuccia del Reno (Arundo plinii).

Proseguendo sempre dietro il paramento di valle, lungo la stradella che porta agli impianti di sollevamento, sui versanti biocalcarenitici che delimitano l’alveo del Fiume Jato, si possono osservare piccoli lembi di macchia mediterranea. Piante a portamento arboreo-arbustivo come la Quercia virgiliana (Quercus virgiliana), il Lentisco (Pstacia lentiscus ), la Ginestra spinosa (Calicotome infesta), il Carrubo (Ceratonia siliqua), la Palma nana  (Chamaerops humilis), il Camedrio femmina (Teucrium fruticans), il Biancospino, (Crataegus monogyna), l’Olivatsro  (Olea europaea  var. sylvestris), la Ginestra odorosa (Spartium junceum), il The siciliano (Prasium majus.), la Ferula comune (Ferula communis),  il Legno-puzzo, (Anagyris foetida),  l’Euforbia cespugliosa (Euphorbia characias) e il Cappero (Capparis orientalis) che trova il suo habitat sui blocchi di biocalcarenite. Inoltre, sono presenti alcune Poaceae che crescono a cespi, tipiche della prateria steppica, come la Tagliamani o ddisa in dialetto siciliano (Ampelodesmos mauritanicus) e il Barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta). Numerosi sono anche i cardi con i loro fiori gialli: la Cardogna maggiore (Scolymus grandiflorus), la Cardogna macchiata (Scolymus maculatus), lo Zafferanone selvatico (Carthamus lanatus) o con fiori purpurei come l’Onopordo maggiore (Onopordum illyricum), il Cardo di Maria (Silybum marianum) e il Cardo siriano (Carduus syriacus) e il Cardo saettone (Carduus pycnocephalus). Lungo i pendii aridi frequente è la presenza di una geofita bulbosa come la Scilla maritima (Charybdis maritima), Cipuddazzu in dialetto siciliano.

Non mancano tutte quelle altre piante tipiche dei suoli argillosi piuttosto umidi, sia specie erbacee che arbustive, annuali e perenni.  Infatti si possono osservare varie specie di Juncus, Carex, Epilobium, Cyperus, Ranunculus, Mentha, Rumex, Lythrum, (splendide fioriture sono quelle della Salcerella comune – Lythrum salicaria con i suoi fiori di color rosso magenta).  Si segnalano inoltre la presenza della Canapa acquatica (Eupatoriunm cannabinum ) e di un arbusto perenne come il Trifoglio palustre (Lotus rectus ).

Nel versante sud, prima che il Fiume Jato oltrepassi il Ponte Desisa, è possibile osservare una vegetazione ripariale che ha una certa rilevanza paesaggistica. Si tratta di specie a portamento arboreo-arbustivo tipiche degli ambienti fluviali, come il Pioppo nero o cipressino (Populus nigra), l’Olmo campestre (Ulmus minor), i  Salici (Salix sp.),  che insieme ai densi canneti hanno anche una grande importanza ecologica,  in quanto diverse specie di uccelli stanziali, migratori e svernanti vi trovano rifugio e/o  vi nidificano.

L’area dell’Invaso, per la sua posizione geografica, situata a pochi chilometri dal mare, rappresenta un Importante habitat umido preferito dagli uccelli che arrivano nella nostra Regione, per svernare e/o sostare,  e da quelli che lo attraversano durante i periodi di migrazione (nel periodo autunno – inverno e primavera) ed infine da quelli stanziali, cioè che vi si trovano tutto l’anno. 

  1. SVERNANTI – Il periodo migliore per l’osservazione il maggior numero di uccelli acquatici corrisponde, in linea di massima, ai mesi di dicembre, gennaio e febbraio. In questo periodo si ha la massima presenza nel lago della popolazione svernante (proveniente dal nord Europa). Le specie acquatiche che generalmente si possono osservare in tale periodo sono:
  1. l’Airone Cenerino (migratore e svernante), il Cormorano, il Codone, il Moriglione, il Germano reale (Anatra), il Mestolone, il Fischione, il Gabbiano comune, la Moretta tabaccata, la Pavoncella, il Pettirosso.
  1. MIGRATORI – Durante i flussi migratori, che coincidono con il periodo fine febbraio-maggio, sono osservabili gli uccelli di transito, di ritorno dalle regioni a sud del Sahara. Ne citiamo alcuni:
  • l’Airone bianco maggiore, l’Airone guardabuoi, la Spatola, la Garzetta,  l’Airone guardabuoi e la Marzaiola. Anche le Rondini, i Rondoni e i Balestrucci sono uccelli migratori, che ritornano in Italia nel periodo primaverile per nidificare, poi migrano in Africa verso il mese di settembre. 
  1. STANZIALI – Tra l’avifauna stanziale, nell’area ci sono l’uccello di mare come il Gabbiano reale, lo Svasso maggiore, la Gallinella d’acqua,…..
  • Altri uccelli non legati necessariamente all’ambiente acquatico che si trovano nell’area dell’Invaso Poma, sono:
    1. I rapaci diurni: la Poiana, il Gheppio il Falco pellegrino, il Nibbio.
    2. I rapaci notturni: la Civetta, il Gufo comune, il Barbagianni.

Poi citiamo ancora alcuni uccelli più comuni:  la Gazza, il Merlo, la Cornacchia grigia, la Taccola, Il Corvo imperiale, il Saltimpalo, il Beccamoschino, l’Occhiocotto e i Columbidi che sono più frequenti anche in città: il Colombaccio, il Piccione selvatico e la Tortora dal collare. ( Da uno studio in corso di pubblicazione gentilmente concesso dal prof. Bernardo Inghilleri)

Nei pressi della diga sopravvive ancora un antico sito archeologico risalente all’età della pietra e con una continuità di vita che si era protratta fino ai nostri giorni. Interessante e di un certo rilievo monumentale è il baglio che presenta strutture arcaiche di un certo pregio e una chiesetta con volta lunettata realizzata agli inizi del Seicento.Con ogni probabilità la vicinanza del fiume Jato e la posizione lungo il percorso dell’antica strada romana che da Palermo portava a Lilibaeum hanno permesso al sito di sopravvivere nel corso dei secoli. Rilevanti sono le tombe bizantine scavate nello strato di pietra che ricopre la parte esterna della piattaforma.