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Borgo Parrini

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I Parrini è un piccolo borgo posto al centro dell’omonima contrada, distante circa 3 Km. da Partinico. Fino a poco tempo fa, nel periodo invernale, il borgo era abitato regolarmente da una decina di persone, dedite prevalentemente all’agricoltura e alla pastorizia, mentre nel periodo estivo era animata da numerosi villeggianti che amavano soggiornarvi.

Non lontano dal borgo esiste un altro piccolo nucleo di abitazioni, chiamato “Parrinelli”, anticamente adibite a magazzini ed abitazione di alcuni coloni; oggi è quasi del tutto abbandonato, o usato per la conservazione degli attrezzi agricoli.

Oggi il Borgo dei Parrini è al centro di un interessante processo di riqualificazione e trasformazione che ha determinato il suo decollo turistico e culturale.

Poco o nulla si sa sull’origine del Borgo Parrini, sia sulla formazione del fondo agricolo di pertinenza.

Qualche notizia si può, tuttavia, ricavare da alcuni documenti recentemente pubblicati che riguardano alcune donazioni fatte alla Casa del Noviziato che hanno determinato la formazione di una azienda agricola gesuitica a Partinico. I terreni donati ricadevano nel feudo allora denominato di San Leonardo che si trovava a nord della strada provinciale Partinico-Montelepre, in prossimità dell’attuale Borgo: essi vennero acquisiti in due momenti diversi, un primo gruppo in data antecedente al 1611, il secondo in data antecedente al 1740.

In virtù di tali donazioni, i Gesuiti possedevano inizialmente 3 salme di terreno, che, presumibilmente, gestirono in proprio.

È assai probabile che, fin dalla creazione della loro azienda, i Gesuiti abbiano realizzato una piccola struttura polivalente, in parte destinata alle necessità agricole, in parte ad uso residenziale e, naturalmente, non poteva mancare la chiesetta.

I Gesuiti, negli anni successivi provvidero a costruirvi altri magazzini, abitazioni per i coloni e chiesero al vescovo di Mazara l’autorizzazione a costruire una cappella dedicata a Maria SS. del Rosario. Ottenuta l’autorizzazione vescovile da mons. Bernardo Gasco il 7 febbraio 1608, i Gesuiti costruirono la chiesa presso l’ingresso del baglio.

Con la crescita dell’azienda, la struttura agricolo-residenziale dei Gesuiti si dilatò, fino ad assumere le caratteristiche di un baglio con grandi magazzini e altre strutture attorno che consentirono di ospitare e offrire tutto il necessario a coloro che vi soggiornavano in pianta stabile.

In tempi più recenti, con la spoliazione dei beni Gesuiti del 1767 e con la vendita di porzioni dell’antica tenuta, i nuovi proprietari realizzarono tante piccole costruzioni addossate al baglio che assunse l’aspetto di un Borgo conosciuto, oggi, con la denominazione ‘I Parrini’. Il baglio, in seguito, venne adibito a Regia Corte e amministrava un feudo di oltre 163 salme.

 

Oggi tutti conoscono Borgo Parrini che, grazie a preziosi ed originali interventi stilistici, in armonia con le tradizioni culturali del Partinicese, rigenerate dall’abile intervento di maestranze locali, è diventato un polo di attrazione per chi vuole riscoprire e conoscere il passato del territorio.

Il Borgo Parrini, infatti, quotidianamente viene visitato da centinaia di turisti attratti dallo speciale maquillage che ha ridato fascino e splendore all’antico Baglio dei Gesuiti.

Convinto che “la bellezza esiste negli occhi di chi osserva, nei cuori di chi ama, nella mente di chi la crea,” Giuseppe Gaglio, uno dei tanti proprietari dell’antico baglio, ha cominciato a dare agli antichi muri ed alle antiche e modeste strutture, sorte tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, una nuova veste.

In tal modo, la chiesa, i magazzini, la residenza dei Gesuiti sono diventati un fondale animato da colori, citazioni, immagini, dettagli architettonici, ceramiche, che danno vita ad una scenografia gradevole e accattivante. Con tali interventi il vecchio borgo è stato trasformato in un paesaggio incantato in cui la realtà è diventava fiaba, mitologica narrazione di un mondo scomparso dove la fatica, il sudore e la preghiera sono stati racchiusi in uno scrigno ammantato da simboli e tinteggiature.

Con un linguaggio nuovo e rielaborato, il Borgo Parrini ha assunto un aspetto che sembra attingere e rifarsi alle tecniche espressive di Gaudì. In realtà, con le evidenti differenze dettate da esigenze strutturali ed architettoniche, le forme e gli stili dell’architetto catalano sono state semplificate e modellate secondo gli stilemi della tradizione artigianale locale, quello della ceramica che attinge al mondo arabo o spagnolo, come risulta evidente nelle immagini pervase d’azzurro, quello dei carretti siciliani, con le sue geometriche e armoniche composizioni che esprimono gioia, ordine ed equilibrio, quello dei pupi siciliani e del mondo contadino che sopravvive, suscitando ancestrali e nostalgici ricordi.

Dal circoscritto e limitato intervento che ha riguardato un parziale settore del baglio dei Gesuiti, col tempo si sta sviluppando un processo di emulazione in cui, a poco a poco, altri edifici stanno subendo la felice manipolazione ed un processo di assimilazione e di armonizzazione con lo scenario già realizzato.

Artisti, piccoli artigiani, pupari, associazioni, stanno cominciando ad insediarsi stabilmente nelle due strade che compongono il Borgo, moltiplicando i punti di interesse e di attrazione. Il fenomeno Borgo Parrini, ormai, offre, con cadenze sempre più frequenti, mostre d’arte e di artigianato, appuntamenti culturali ed eventi che attirano e convogliano masse sempre crescenti di curiosi e di visitatori.

Così, il Borgo da antico insediamento agricolo si sta trasformando in luogo incantato e magico in cui il tempo e lo spazio hanno perduto la loro dimensione e la loro essenza. Se, poi, si aggiunge la presenza di antichi forni con la loro tradizionale ed apprezzata attività di panificazione, le annesse pizzerie e i punti di ristorazione casereccia che completano l’offerta attrattiva del luogo, possiamo dire che il Borgo Parrini rappresenta un unicum territoriale che sta vivendo una meravigliosa stagione di valorizzazione a dispetto della crisi del nostro tempo.